Diario di Musica Muta al festival “Artisti in Piazza”
Ci sono luoghi che non sono semplicemente un posto, ma uno stato dell’anima.
Pennabilli, per noi, ha significato questo.
Siamo arrivati per la prima volta al Festival Artisti in Piazza come artisti OFF, ma fin dal primo giorno ci siamo sentiti parte di qualcosa di più grande: una comunità viva, pulsante, ricca di sogni e di incontri.
L’organizzazione del festival è precisa, gentile, presente. Ti fa sentire coccolato, accolto, mai invisibile.
E questo, chi fa il nostro mestiere lo sa, fa la differenza.
Abbiamo suonato per quattro giorni, sotto un sole implacabile, ma con il cuore pieno. Abbiamo fatto dodici spettacoli. E ad ogni esibizione il pubblico cresceva: numeroso, attento, curioso.
Le persone si fermavano, ascoltavano, tornavano. Qualcosa accadeva, qualcosa passava, qualcosa veniva trasmesso.
E questo è il dono più grande.
Il Festival è un piccolo miracolo: un posto dove ogni performance porta con sé l’aria viva dell’arte, quella che non ha bisogno di palchi enormi o effetti speciali. Basta un angolo, uno strumento, due mani che raccontano.
Il pubblico? Straordinario. Si muove con rispetto, cerca, ascolta, non consuma arte: la vive.
Pennabilli è anche incontri tra artisti: ci si guarda, ci si saluta, ci si ascolta a vicenda. C’è scambio, dialogo, una circolazione silenziosa di rispetto e ispirazione. Giovani e meno giovani insieme, ognuno con la propria urgenza espressiva, con il desiderio non di essere visti, ma di essere compresi.
Uomini e donne di tutte le età ancora capaci di credere nell’arte non come affermazione, ma come verità.
Come dichiarazione sincera: “Io sono questo. E te lo mostro, senza paura”.
Perché in fondo l’arte, tutta l’arte, non è altro che un modo per comunicare.
Noi lo abbiamo fatto con le nostre chitarre, con il nostro silenzio, con la nostra “musica muta” che parlava forte.
E abbiamo ricevuto in cambio ascolto, attenzione, affetto. Abbiamo stretto mani, incrociato sguardi sinceri, curiosi, spesso pieni di gratitudine.
Pennabilli è un posto che non somiglia a nessun altro: piccolo, magico, quasi sospeso fuori dal tempo. Ti costringe in modo dolce a rallentare, a guardarti dentro, a farti domande.
A chiederti se la strada che stai seguendo è quella giusta.
E forse, anche solo per aver avuto il tempo di farti quella domanda è valsa la pena esserci.
Sicuramente è un posto dove tornare.
Non dipende da noi.
Non lo sappiamo.
Ma quello che sappiamo è che questa esperienza ci ha lasciato qualcosa di vero. E questo basta.
Quindi grazie.
Grazie a chi ci ha ascoltati e a chi ha vissuto con noi questi quattro giorni intensi e ricchi di significato.
Ci vediamo tra le note 🎶
Mic 🎸🙋🏽♂️ & Rac 🎸💁🏼♀️